«Ero suo allievo, è simpaticissimo»

Il professor Fiorini: siamo in contatto via e-mail sua madre era una professoressa di matematica


MILANO

Pochi soldi, apparecchi fatti in casa o quasi, e tantissimo entusiasmo, catalizzato dalla figura mitica di Giuseppe «Beppo» Occhialini. Nella Milano di metà Anni `50, dove Riccardo Giacconi è giovane e brillantissimo assistente universitario si studia e si lavora nel Palazzo delle Scienze di via Saldini, costruito trent´anni prima nel quartiere di Città Studi, e si va a mangiare e a divertirsi nell´istituto di preti poco lontano «Andavamo tutti là - racconta Ettore Fiorini, allora studente e quasi coetaneo di quel giovane assistente, oggi ordinario di Fisica nucleare e subnucleare alla Bicocca - perchè la mensa costava poco. E poi si poteva giocare anche a flipper». Sono pochi anni di frequentazioni quotidiane prima che il neo premio Nobel sposi la sua compagna di liceo Mirella e si sposti sull´altra sponda dell´Oceano, ma la consuetudine con i vecchi amici che non si interrompe. Ancora all´inizio degli Anni `90 e per un quinquennio, Giacconi torna ad insegnare da esterno proprio nella città dei suoi primi studi. In quella Milano Anni `50 Giacconi, i suoi maestri e gli studenti che lavorano con loro sono tutti concentrati sulla fisica delle particelle elementari, che porterà poi in breve alle scoperte dell´astrofisica. Hiroshima è una ferita fresca, dieci anni appena, che ha spinto i fisici di tutto il mondo a d angosciate autocritiche, ma in via Saldini non si bada all´energia nucleare, nè tantomeno al suo uso militare; si guarda piuttosto al cielo, ai segreti dei raggi cosmici. «Proprio assieme a Giacconi - racconta ancora Fiorini - lavoravamo con le Camere di Wilson, che consentivano l´osservazione dei raggi cosmici e qui a Milano costruimmo la più grande che esisteva». Ma non di solo laboratorio è fatta la vita dei giovani fisici milanesi: per studiare più da vicino quei raggi salgono in quota, stabiliscono il laboratorio Sabbione in Val Formazza («Un freddo terribile, di notte c´erano 26 gradi sotto lo zero»), nell´Ossola, e là lavorano con il gruppo di Pisa, dove c´è un giovane Carlo Rubbia. Quella linea ereditaria che parte da Fermi e dai ragazzi di via Panisperna si propaga presto in tutt´Italia e prestissimo - proprio sull´onda della fuga di cervelli - fuori dai patri confini, fa sentire i suoi effetti anche a Città Studi. A Milano c´è prima di tutto Occhialini, reduce da Bruxelles, prima ancora espatriato dal Brasile che aveva dichiarato guerra all´Italia, prima ancora emigrato in Gran Bretagna dove nel `33 aveva identificato il positrone nei raggi cosmici... A Milano risuonano gli insegnamenti di Bruno Rossi, e a dare lezioni di Fisica teorica c´è Piero Caldirola, che qualche decennio prima è stato allievo proprio di Fermi. Un terreno fertilissimo per quei giovani scienziati. «Anche allora, come adesso - commenta Fiorini - la fisica era a un livello ben superiore a quello delle altre scienze italiane. So che qualcuno si arrabbia ma è così».

r. m.